La Casa di Riposo di Cornedo Vicentino è dedicata ad Umberto e Alice Tassoni, donatori alla loro morte di un lascito testamentario cospicuo in favore del Comune stesso.
Il dottor Umberto Tassoni era figlio del dottor Enrico, classe 1860, un emiliano che dalla sua Barichella, in provincia di Bologna, venne a Cornedo come Medico condotto nel 1885 e sposò nel 1890 Maria Pia Zamperetti, di Brogliano.
La coppia ebbe tre figli: due maschi e una femmina.
Umberto, il primogenito, nato il 21 dicembre del 1891, si laureò in medicina e si dedicò specialmente alla cura delle malattie tropicali.
Nella sua vita, molto movimentata, soggiornò a Milano, a Bologna, a Roma, e poi prese residenza nel Congo Belga (oggi Zaire) assieme ad Alice Hartmann di Monaco di Baviera, che aveva sposato a Bologna il 14 settembre 1943.
Nello Zaire Umberto diresse una grossa proprietà che, a quanto dicono gli amici che gli facevano visita, era molto bella e vasta.
Umberto però non si dimenticò mai del suo paese, anzi ritornava ogni anno a Cornedo “su una grossa auto americana”. Portava qui i lavori artigianali dello Zaire e li cedeva agli organizzatori della festa patronale o ne ornava la casa paterna.
Ad un certo momento, per ragioni di salute, ritornò in Italia, prima a Roma, poi a Bologna, ove morì il 9 marzo 1951. Aveva sessant’anni.
Alla moglie Alice aveva espresso le sue volontà: che il suo corpo fosse cremato, che le ceneri fossero tumulate nel cimitero di Cornedo e che i suoi beni andassero agli anziani bisognosi del Comune di Cornedo.
La Signora Alice si adoperò, nei quattro anni di vita che le rimasero dalla morte del marito, perché le sue volontà andassero rispettate ed attuate. La signora Alice morì il 3 febbraio 1955.
Aveva steso il suo testamento su 13 fogli, tutti datati e firmati di suo pugno, in cui erano disposte dettagliatamente le sue volontà: il patrimonio andò in parte a famiglie e persone amiche e nella maggior parte (immobili, beni mobili, libretti bancari, gioielli, azioni) al Comune di Cornedo Vicentino perché si interessasse alla costruzione di una Casa di Riposo per anziani bisognosi.
Da questo momento seguì un periodo in cui gli esecutori testamentari si impegnano nell’interloquire con il Comune di Cornedo e nel portare a compimento le volontà testamentarie.
L’11 aprile 1958 viene fondata l’Istituzione-Fondazione “Casa di Ricovero Dott. Umberto e Alice Tassoni per i vecchi e bisognosi” il cui primo statuto venne registrato a Roma il 17 aprile 1958.
Nel settembre del 1959 iniziano le trattative per l’acquisto del terreno.
La costruzione della Casa di Riposo prese avvio nel novembre del 1960 su progetto dell’architetto Tullio Panciera di Vicenza e terminò nel marzo del 1962, avendo creato 53 posti letto e tutti i servizi.
La passione del dottor Umberto Tassoni per l’Africa, per i viaggi ed il suo desiderio di scoperta di terre e tesori lontani, ritorna nel grande parco antistante Casa Tassoni.
Successivamente seguirono altri interventi di ristrutturazione, adeguamento e ampliamento, i più significativi negli anni ’90 per la costruzione di una nuova ala e della zona uffici e nel 2007 per la ristrutturazione con costruzione di portico coperto di collegamento dell’annessa Villa Sanmartin, terminata nel 2009, che ha portato all’ampliamento dei locali adibiti a servizi comuni e alla creazione di una Comunità Alloggio.
Casa Sanmartin
La storia di “Casa Sanmartin” non compare negli archivi storici di Cornedo ed è sconosciuta ai più.
La sua denominazione si deve alla famiglia Sanmartin che la abitò dal 1930 al 1960.
La struttura appare, già nel 1644 nel “Testamento Bianchi”: la più antica rappresentazione iconografica nota di Cornedo, conservata nella Biblioteca Comunale.
In essa, il sito in cui si trova la struttura, presenta un fabbricato d’abitazione collegato ad un ampio portico d’ingresso, all’incrocio tra la strada per Valdagno e la strada di accesso al paese da sud.
La composizione e la partizione della facciata di Casa Sanmartin sono molto simili a quella della settecentesca Villa Mozzi al Grumo di Cereda.
La pressoché sconosciuta caratteristica fa dedurre che fu proprio l’edificio nobiliare della frazione a far da modello alle trasformazioni che la struttura di via Garibaldi subì dagli inizi dell’800 e che la fecero assumere l’aspetto che ha oggi.
Si presume che il processo di riadattamento abbia portato alla sopraelevazione di oggi; questo anche a partire da una trasformazione dell’economia locale, ad una dimissione dell’attività agricola e alla diffusione delle filande ottocentesche.
Sin dalla sua costruzione, Casa Tassoni è sempre stata parte integrante del territorio cornedese e come tale ne ha seguito i cambiamenti e le evoluzioni storico culturali.
Sala San Sebastian
La presenza di una stanza adibita al culto, all’ingresso della struttura, ha permesso a Casa Tassoni di essere punto di riferimento anche religioso per i cittadini di Cornedo.
A dar valore al piccolo tempio, una vetrata realizzata da Angiolo Montagna: uno dei più stimati artisti vicentini della seconda metà del Novecento, di origini cornedesi.
Nelle vetrate, come quella in Casa Tassoni, in sintonia con la ricerca astratta condotta nella pittura, Montagna esprime una profonda tensione spirituale: questo si rivela attraverso i colori, le forme e la luce che l’installazione presenta e riverbera all’interno della struttura.
Con la scelta del nome della stanza, Casa Tassoni vuole richiamare la tanto amata Chiesa di San Sebastiano, sui colli cornedesi (che si può ammirare dalle camere di Casa Tassoni), nonché un prestigioso quadro che domina una parete della sala stessa, rappresentante il Santo.
San Sebastiano è invocato come patrono delle Confraternite di Misericordia italiane, poiché si rileva in lui l’aspetto del soccorritore che interviene in favore dei martirizzati e dei sofferenti.
Questo tipo di confraternita ha tuttora un preciso carisma assistenziale e gestisce direttamente, con l’opera dei propri volontari, una fitta e variegata rete di servizi socio-sanitari di precisa ispirazione e collocazione cristiana e cattolica.
Insieme a San Rocco viene invocato e raffigurato a protezione contro la peste, sia in pale d’altare, sia in affreschi nei cimiteri, sia nella dedicazione di numerose chiese, come quelle di Cornedo Vicentino.
Questo perché l’agiografia sostiene che San Sebastiano sopravvisse alle frecce e San Rocco sopravvisse alla peste, facendone così delle immagini di salvati da una morte che generava piaghe o ferite, analoga alla peste.